Sinossi
Lo sport tra le due guerre mondiali diventa un efficace strumento di propaganda al servizio dei regimi totalitari. A dispetto del suo ruolo di potenza secondaria, l’Italia fascista è la vera protagonista dei trionfi sportivi degli anni trenta. Il regime fascista, il primo esempio di utilizzo sistematico di uso dello sport come mezzo di propaganda e per irregimentare le masse, intuisce che lo sport può essere un fattore determinante nella costruzione di un’identità nazionale e per questa ragione incentiva le strutture sportive sia in ambito scolastico che extrascolastico. Insomma, lo sport è inteso come fenomeno di massa e al contempo come formidabile strumento di propaganda. A livello simbolico il mito dell’invincibile nazione fascista, che con le vittorie sportive mostra la propria superiorità sulle democrazie, contribuisce a dare alla Nazione un’idea di sé guerriera e vincente, un’idea che poi sarà dolorosamente smentita dalla guerra.