Il cinema nel corso degli anni è entrato nelle viscere del pugilato. Il ring sembra come un grande schermo e si offre alla macchina da presa in tutta la sua intensità permettendo primi piani di grande suggestione e carica emotiva.

La Mostra “Milano sale sul ring” organizzata dalla FICTS

La boxe, in fondo, mette in scena un duetto tipicamente teatrale. Trova tuttavia nel cinema un eccellente cantore per l’esplosione di popolarità e personaggi che coincide con la nascita del sonoro negli anni ’30. Il ring sembra come un grande schermo e si offre alla macchina da presa in tutta la sua intensità permettendo primi piani di grande suggestione e carica emotiva. Lo stesso duello è costruito con grande cura drammaturgica. Resta uno sport essenziale nelle sue componenti basiche: due tizi si prendono a pugni, vince chi resta in piedi. Lavora quindi su un archetipo, esattamente come fa il cinema. I flash, la scarica di cazzotti, il ring come un deserto senza speranza per Robert De Niro. “Toro Scatenato” aveva descritto la metafora della boxe riuscendo forse nella summa del sottogenere cinematografico. Le lezioni dotte di cui si era servito Scorsese erano state date da tutti i maestri della settima arte: Chaplin, Keaton, Hitchcock, Ford, Houston, Kubrick.