Pubblichiamo l’intervista rilasciata dal Prof. Franco Ascani, Presidente del Comitato Organizzatore dei Trofei di Milano 2013”, Membro della Commissione Cultura ed Educazione Olimpica del CIO e Presidente della FICTS in occasione della Finalissima della Cinquantesima Edizione dei “TROFEI DI MILANO – 5 CERCHI PER EXSPORT” (2-3-4 maggio 2013), le tradizionali attività interscolastiche sportive e formative articolate in 5 Aree – Sport, Cultura, Educazione, Alimentazione, Salute – a cui hanno aderito, dal 1964 ad oggi, TRE MILIONI di studenti delle Scuole Primarie e Secondarie di Milano e Monza all’insegna dei valori di educazione e aggregazione sociale.

  • Professor Ascani, dopo tanti anni di seminare… eventi con e per i giovani, oggi i Trofei di Milano vanno oltre il confine dei numeri. 40.000 studenti è una cifra pazzesca: in un momento come questo ci vuole coraggio e continuità… Quali sono stati i momenti migliori e quelli peggiori per una Milano sportivamente giovane?


Momenti migliori: nel 2011 quando con il 24° della 3 batteria della corsa campestre abbiamo raggiunto il tre milionesimo partecipante ai “Trofei di Milano” iniziati, cinquant’anni or sono, all’esterno del  Campo Cappelli sulle macerie della guerra.

Momenti peggiori: nel 1968 quando alla Montagnetta di San Siro fui multato, quale Presidente del Comitato Organizzatore, con 1734 contravvenzioni (pari al numero dei partecipanti) poiché i Vigili del Verde sostenevano che i ragazzi avevano “tagliato” calpestando un’aiuola.

  • E oltre quel numero cosa c’è?

 

C’è il piacere di avere avviato – gratuitamente – alla pratica sportiva, ed in particolare all’atletica leggera, tre generazioni di milanesi all’insegna dello slogan “Più sport con i giovani” con l’obiettivo di creare una simbiosi tra i giovani e le famiglie all’insegna dello sport inteso sia come momento aggregativo e formativo sia come fattore di salute e sviluppo sociale.


  • La sua soddisfazione vera?

Dimostrare che lo “sport nella scuola” non si fa solo nelle Tavole Rotonde o sotto i proiettori delle telecamere nelle Conferenze Stampa ma, in silenzio, sui campi sportivi grazie ad 80 volontari, sorretti da un grande entusiasmo, a cui debbo gran parte dei successi dei “Trofei di Milano” e dei miei successi, in particolare.

 

 

  • Un sogno non ancora realizzato?

 

Trasformare lo sport in un diritto come lo è il diritto allo studio. Quale Membro della Commissione Cultura ed Educazione Olimpica del CIO ho sottoposto, in tal senso, una mia proposta ai massimi organi sportivi internazionali.


  • Lei c’era quando Mennea all’Arena entusiasmava con il suo carisma?

 

Si ero uno dei responsabili del Comitato Organizzatore ed ebbi “l’onore” di premiare Mennea e Borzov dopo aver passato tutto il pomeriggio in mezzo ai lacrimogeni nel cortile dell’Università Statale bloccata dalla Polizia che stava procedendo allo sgombero.

  • Che ricordo personale ha?

 

Quando 5 anni fa Pietro Mennea è tornato all’Arena per premiare i ragazzi sono rimasto impressionato dal “boato” dei 15.000 presenti tra cui molti giovanissimi che, a 30 anni di distanza, conoscevano il “mito” della “Freccia del sud”.


  • Milano avrebbe bisogno di un “campione” mito come Mennea?

 

Milano avrebbe capacità, uomini e mezzi per essere in assoluto la “Capitale dello sport italiano” nella prima Regione sportiva d’Italia. I campioni non nascono per caso, sono il frutto di un lavoro di squadra di cui Milano ha un po’ perso l’abitudine.


  • Perché non c’è più stato?

 

Per esserci dovrei rispondere con il titolo di un film: “Tutti insieme appassionatamente”. Dobbiamo valorizzare tutte le preziose risorse umane sostenute da quella passione che possiede solo chi pratica e vive lo sport. Lo sport è più importante della competizione: distrugge i muri divisori e sostiene un’educazione globale accessibile a tutti.


  • Un luogo, un giornalista, una rassegna: l’Arena, Brera, Il Festival del Cinema e della Televisione Sportiva:  una palestra storica, la letteratura del giornalismo sportivo e la cinematografia delle emozioni in video: come si coniugano queste realtà che fanno la cultura allo sport?

 

Lo sport senza cultura sarebbe come un corpo senz’anima. L’Arena, con i suoi 200 anni, è cuore della cultura sportiva milanese. Gianni Brera è stato il mio maestro di giornalismo. “Sport Movies & Tv”, organizzato dalla FICTS di cui sono Presidente,  porta a Milano annualmente il valore dell’immagine dello sport da 113 Paesi del mondo. La cultura sportiva gioca un ruolo importante nello sviluppo di nuove forme di comunicazione con l’obiettivo di educare al rispetto dei principi etici, esaltare le qualità del corpo e dello spirito e promuovere i valori autentici quali l’amicizia, la solidarietà, la lealtà, il fair-play ed il rispetto dell’avversario.


  • La Idem Ministra, Rossi Assessore in Regione Lombardia: gli olimpionici, insomma, vincono al governo che dice di volersi impegnare per la scolarizzazione del movimento, per la base… Cose ne pensa?

 

Inaspettatamente si stanno aprendo nuovi orizzonti: Josefa Idem e Antonio Rossi sono arrivati a prestigiosi incarichi grazie al sacrificio, all’impegno e alla tenacia. Questa è una garanzia poiché sanno che l’investimento sui giovani – usando lo sport come mezzo –  è un investimento per lo sviluppo della nazione e della comunità. Sono certo che con personaggi come loro lo sport diventerà lo strumento per un grande cambiamento. Io sono disponibile per questa “rivoluzione”.


  • Corsi e ricorsi: i “suoi” Trofei di Milano si potrebbero paragonare ai Giochi della Gioventù? Perché quel modello sparì?

 

I “Trofei di Milano” nascono nel 1964 ossia 4 anni prima dei “Giochi della Gioventù”, che furono una grande intuizione di Giulio Onesti ma che si sono dissolti come la neve al sole per mancanza di fondi e per la crisi delle vocazioni del volontariato. I “Trofei di Milano” dal 2011 proseguono con una formula rinnovata. Sono articolati in 5 Aree (Sport, Cultura, Educazione, Alimentazione, Salute), sono proiettati su Expo 2015  e hanno aggiunto allo storico nome “5 Cerchi per Exsport”.