Il Comitato Organizzatore di “Sport Movies & Tv 2010” mette a disposizione ogni giorno su questo sito, la scheda e le foto di una delle opere “SELECTED” a “Sport Movies & Tv 2010 – 28th Milano International FICTS Fest”. Le foto e le sinossi pubblicate sono consultabili e scaricabili nella Sezione “Partecipanti”. Tutti gli appassionati di cinema e televisione sportiva potranno conoscere in anteprima le informazioni sulle opere e le informazioni sui film sportivi che hanno fatto la storia del cinema.
LA MAGLIETTA ROSSA
Compagnia: Cinecittà Luce Paese: ITALIA Sezione: Documentari – Grandi Campioni – Sport Individuali Disciplina: Tennis Anno di produzione: 2008 Regista: Mimmo Calopresti Produttore: Simona Banchi e Valerio Terenzio – Gruppo Ambra Coproduttore: Cinecittà Luce, Flavia Parnasi Montaggio: Raimondo Ajello Fotografia: Paolo Ferrari (A.I.C.), Maurizio Cartolano Durata: 54′Sinossi
Nell’incontro decisivo della finale di Coppa Davis tra Italia e Cile, il 18 dicembre 1976, Adriano Panatta scese in campo con una maglietta rossa, e convinse il suo compagno di doppio Paolo Bertolucci a fare altrettanto. Nel Cile del generale Pinochet il gesto av eva un suo significato. Più provocatorio che politico, forse: sulla maglietta non c’erano falce e martello, soltanto il logo Fila. Panatta si proclamava di sinistra. Per lui fu una rivincita, non solo nei confronti di Pinochet. Era partito dall’Italia con ancora nelle orecchie lo slogan Pinochet sanguinario/Panatta milionario, in sostegno alla campagna della sinistra per boicottare la finale. Tornò per tutta risposta con la Coppa Davis vinta con una maglietta rossa addosso. Panatta racconta i due mesi che precedettero la sua definitiva consacrazione nell’olimpo del tennis mondiale. Grazie a lui, che portò “una racchetta in ogni casa”, il tennis divenne uno sport popolarissimo in Italia. Con Panatta, le immagini della partita e quelle delle manifestazioni e dei dibattiti, viene ricostruito il clima culturale e politico dell’Italia che mise in discussione la retorica nazionalista e qualunquista dello sport, pur restando profondamente sedotta dalle moderne rockstar dello “sport spettacolo”, come Adriano Panatta. Una metafora anticipata, forse, del traumatico passaggio che coinvolse la società italiana tra gli anni ’70 e gli ’80.